SENTIERO FRANCESCANO ASSISI-GUBBIO

PRIMO CAMMINO DI SAN FRANCESCO

“Il francescanesimo è davvero l’unico movimento religioso cristiano per il quale si possa parlare di una capitale, Assisi, e di un centro, l’Umbria, poiché l’impronta lasciata dal Poverello non si trova così forte se non in questi luoghi dove egli visse e soggiornò a lungo.”

André Vauchez, Francesco d’Assisi, Torino, 2010.


Tale indiscutibile verità, più che per qualsiasi altro luogo, vale per il Sentiero Assisi-Gubbio, lungo il quale si compirono gli eventi che – tra Caprignone, Vallingegno, fondaco degli Spadalonga e lebbrosario di San Lazzaro – portarono alla nascita del “vero Francesco”.


“Quello di San Francesco – da Assisi a Gubbio – fu un cammino di liberazione che portò alla scelta della vita penitenziale, costituita in una rete di nuovi rapporti con Dio, con gli uomini e con tutte le creature”.

P. José Angulo Quilis, Ministro Generale T.O.R., Presidente di turno della Conferenza dei Ministri Generali dei quattro Ordini francescani. Omelia “Ambiente e Pace” rivolta ai partecipanti alla prima Marcia Francescana Internazionale Assisi-Gubbio, promossa da Terra Mater nel 1987, Anno Europeo dell’Ambiente.

I LUOGHI E GLI EVENTI    IMMAGINI E DOCUMENTI

6 – SAN FRANCESCO E IL LUPO

La Vittorina

Nel 1213 il vescovo Villano di Gubbio, già monaco benedettino, autorizza i frati a stabilirsi in città in una chiesa abbandonata, Santa Maria della Vittoria; Francesco vi converte un uomo d’armi di nome Benvenuto, il quale in seguito entra nell’Ordine e viene incaricato di occuparsi dell’ospizio dei lebbrosi di San Lazzaro.

André Vauchez, Francesco d’Assisi, Torino, 2010.

San Francesco e Frate lupo

San Francesco e il lupo di Gubbio
Duilio Cambellotti, I Fioretti di San Francesco, Roma, 1926.

De lupo reducto per b. Franciscum ad magnam mansuetudinem.

Accidit quoddam mirabile et celebri memoria dignum in civitate Eugubii, dum adhuc viveret s.p.n. Franciscus. Erat namque in territorio civitatis Eugubii quiddam lupus terribilis magnitudine corporis et ferocissimus rabie famis; qui non solum animalia destruebat sed etiam homines et feminas devorabat, ita quod omnes cives in tanta peste ac terrore tenebat, quod omnes ibant muniti et armati cum egrediebantur terram, ac si deberent ad bella funesta procedere. Nec tamen sic armati valebant dicti lupi mortales dentes aut truculentam evadere rabiem, qui eidem per infortunium obviabant. Unde tantus terror omnes invasit, quod vix aliquis extra portam civitatis audebant exire.
Volens autem Deus notificare sanctitatem b. Francisci civibus supradictis, cum s.Franciscus moraretur ibidem, compatiens illis, s. Franciscus disposuit exire abviam dicto lupo. ……..

Actus b. Francisci et sociorum eius, Caput XXIII, Fontes franciscani, Assisi, 1995.

San Francesco e il lupo di Gubbio.
Il libro dei Santi di suor Wendy Beckett, Milano, 1998.

Del santissimo miracolo che fece santo Francesco, quando convertì il ferocissimo lupo d’Agobbio.

Al tempo che santo Francesco dimorava nella città di Agobbio, nel contado d’Agobbio apparì un lupo grandissimo, terribile e feroce, il quale non solamente divorava gli animali, ma eziandio gli uomini; in tanto che tutti i cittadini stavano in gran paura, però che spesse volte s’appressava alla città; e tutti andavano armati quando uscivano dalla città, come s’eglino andassono a combattere; e con tutto ciò non si potevano difendere da lui, chi in lui si scontrava solo. E per paura di questo lupo e’ vennono a tanto, che nessuno era ardito d’uscire fuori della terra.
Per la qual cosa avendo compassione santo Francesco agli uomini della terra, sì volle uscire fuori a questo lupo, bene che li cittadini al tutto non gliel consigliavano; e facendosi il segno della santissima croce, uscì fuori della terra egli co’ suoi compagni,tutta la sua confidanza ponendo in Dio. E dubitando gli altri di andare più oltre, santo Francesco prese il cammino inverso il luogo dove era il lupo………

I Fioretti di san Francesco, Capitolo XXI, Fonti Francescane, I, Assisi, 1977.

San Francesco e il lupo di Gubbio. La Franceschina, Firenze, 1931.

Un’altra fiata andò santo Francesco a la dicta ciptà de Eugubio per predicare, [et] trovò che la dicta ciptà era assediata da uno lupo ferocissimo, lo quale non solo l’animali bruti, ma li homini et le femene devorava: in tanto che quando volevano andare fore de la ciptà, andavano armati, como se avessero voluto combactere contra li nimici; et anche così armati, non se podevano defendere dal dicto lupo. Santo Francesco sentendo questa cosa, mosso da carità et compassione, armatose de lo spiritu de Dio andò incontra ad quisto lupo fuore de la ciptà, advenga che gli fosse molto contradicto da quilli de la ciptà, dubitando de la morte sua. Et essendo già fuora de la ciptà, quasi gionti dove demorava lo dicto lupo, adcompagnato da grande moltitudine de gente bene armata, non per lui ma per essi medesimi, andavano speculando per vederlo. Et stando così, et ecco quillo terrebele lupo venire contra santo Francesco, currendo colla bocca pasa: contra lo quale santo Francesco li oppuse lo segno della croce, sapendo per lo certo che non solo li animali bruti, ma le demonia infernale contra a tale segno non possono prevalere. Et così fo questa volta, concedente la divina gratia. ……

La Franceschina, Testo volgare Umbro del sec. XV scritto dal P. Giacomo Oddi di Perugia, Volume I, Leo S. Olschki – Editore, Firenze, 1931.

Luc-Olivier Merson, Le Loup d’Aggubio. Palais des Beaux-Arts de Lille.

Qui n’a entendu parler du loup de Gubbio?
Sur les plages bretonnes, comme dans les chaumières de la Sierra Nevada, les grand’mères bercent leurs petits enfants en leur chantant la vieille cité médiévale, avec ses tours et ses créneaux, remplie de gens terrifiés par le grand, vilain, loup.
Or la cité existe, là-bas, dans le coin le plus ensoleillé de l’Ombrie, encore plus médiévale que ne nous la fit rêver l’évocatrice imagination de nos aïeules.

Paul Sabatier, Préface à GUBBIO PAST & PRESENT by Laura McCracken, London, 1905.

Pedro Subercaseaux Errázuriz, The Wolf of Gubbio.
Marshall Jones Company, Boston, 1925.

LE LUOP DE GUBBIO

De retour en Italie, il reprit sa vie de missionnaire. A Gubbio, il trouva les habitants terrifiés par un loup, qui non seulement enlevait leurs bestiaux, mais encore s’attaquait aux hommes. François sortit seul et sans armes à la recherche de la bête. Comme celle-ci se jetait sur lui, le saint fit le signe de la Croix, et le loup se coucha à ses pieds: depuis ce jour il se montra doux comme un agneau.

The Wolf of Gubbio

Returning to Italy he resumed his missionary life. At Gubbio he found the inhabitants terrified by a fierce wolf which not only killed their cattle but attacked and slew men. Francis went out alone and unarmed in search of the beast. When the wolf rushed at him the holy man made a sign of the cross, upon which the wolf lay down at his feet and became henceforth as meek as a lamb.

Pedro Subercaseaux Errázuriz – Johannes Joergensen, Saint François d’Assise – St. Francis of Assisi, Autograph Edition, Marshall Jones Company, Boston, 1925.

EL LOBO DE GUBBIO

A su regreso a Italia, el Santo reanudó su vida misionera. En Gubbio, encontró a los habitantes aterrados por un feroz lobo hambriento que no sólo mataba el ganado, sino que atacaba también a la gente. Solo y sin armas, Francisco salió al encuentro de la bestia. Cuando el lobo se abalanzó sobre él, el Santo hizo la señal de la cruz y el animal se echó a sus pies. En adelante, el lobo fue tan manso como un cordero.

Pedro Subercaseaux Errázuriz O.S.B. – Johannes Joergensen, Vida de San Francisco de Asís – Life of Saint Francis of Assisi. Empresa Editora Zig-Zag, Santiago de Chile, 2002.

Der Wolf von Gubbio

Als Franziskus in die Stadt Gubbio kam, hörte er, dass die Bewohner von einem bösartigen Wolf geplagt wurden. Mit einem Gefährten ging er auf den Wolf zu und segnete ihn mit dem Kreuz. Jesus Christus hat Mach über die ganze Schöpfung. Dann sagte er: “Im Namen Christi befehle ich dir, weder mir noch sonst irgend jemandem etwas anzutun. Von da an verhielt sich der Wolf friedlich.”

P. Karl Kleiner, OFMCap – Pedro Subercaseaux Errázuriz, Franziskus Sein Leben, Kapuziner, München.

El lobo de Gubio, el hermano lobo
Monumento a San Francisco. Santiago de Compostela.

http://www.franciscoasorey.es/news/el-monumento-a-san-francisco-santiago-de-compostela

E se Dio ha creato la natura e gli animali perché fossero utili all’uomo – «infatti ogni creatura dice e proclama: Dio m’ha fatto per te, o uomo!» – a quest’ultimo spetta ristabilire nel mondo l’armonia rotta dal peccato e restaurare tra sé e la natura un rapporto che non sia rovinoso, ma fraterno.Tale è pure il senso del famoso episodio del lupo di Gubbio. Esso appare nell’agiografia francescana nel secolo XIV in quanto racconto strutturato, ma doveva circolare in forma scritta da più decenni, poiché figura come exemplum in un sermone predicato a Parigi, l’8 ottobre 1272, da un frate Minore anonimo. Inoltre, vi è menzione dei rapporti di Francesco e dei lupi – incarnazione delle forze del male, ma anche animali temuti dai contadini per i danni che facevano alle loro greggi – nelle leggende duecentesche. Nella Legenda Maior Bonaventura ricorda i branchi di lupi che aggredivano il bestiame e gli abitanti di Greccio, da cui questi erano stati liberati per intervento del santo dopo aver fatto penitenza. Inoltre, un’addizione alla Vita versificata di Francesco di Enrico d’Avranches, databile alla fine del secolo XIII, precisa a proposito di quell’episodio che «un lupo, grazie all’intervento di Francesco, diventa mite e si riconcilia con gli abitanti del villaggio». Infine, l’autore della Passione di san Verecondo, che scrive nella seconda metà del Duecento sulla base di testimoni oculari, riporta il seguente racconto:

Una sera tardi andava con un frate per la strada di San Verecondo, ingroppa a un asino e con sulle spalle e sulla schiena un sacco di panno rozzo. I lavoratori dei campi lo chiamano dicendo: «Frate Francesco, rimani qui con noi e non proseguire oltre, perché qui imperversano lupi feroci, capaci di divorare il tuo asino e di farvi del male». Allora il beato Francesco risponde: «Non ho fatto nulla di male a fratello lupo, perché debba divorare il nostro fratello asinello. State bene, figli, e temete Dio». E così frate Francesco se ne va senza danno alcuno.
Non si sa quando né come questi diversi racconti fossero amalgamati e trasposti in un contesto differente, quello dei rapporti tra la città di Gubbio e un lupo feroce che ne attaccava gli abitanti.
Ma, qualunque sia la lettura fatta del racconto, la lezione che se ne ricava è la stessa: tra l’uomo e l’animale, come nelle relazioni tra gli umani, l’esclusione è all’origine della violenza, mentre un atteggiamento fraterno e accogliente rende colui che ne è oggetto sensibile alla dolcezza di essere accettato e lo incita a fare la pace.
In tale senso questo “miracolo”, rifletta o no una realtà ecologica, è nella sua natura tipicamente francescano: in numerose leggende medievali, i santi appaiono come i protettori delle popolazioni contro i lupi; quanto i fedeli si aspettavano da loro era che allontanassero gli animali dalle loro terre o che li mettessero al loro servizio come cani da guardia o compagni per i ciechi.
Niente di tutto ciò a Gubbio dove il lupo è semplicemente invitato a integrarsi nel mondo cittadino e a condurvi una vita tranquilla, in virtù di un patto in cui l’uomo e l’animale sono messi su un piano di parità al servizio di Dio.
André Vauchez, Francesco d’Assisi, Torino, 2010.

Sempre dalla parte di Abele

Hl. Franziskus und der Wolf von Gubbio,
Franziskanerkirche, Salzburg.

Francesco è libero nella Chiesa del suo tempo, libero come profeta in ascolto e in obbedienza allo Spirito («il Signore stesso mi rivelò che dovessi vivere a norma del santo Vangelo»). E, proprio per questo, è «obbedientissimo in Cristo» di fronte al Papa, ai vescovi, ai prelati e teologi, ma, in eguale e più fantasiosa misura creativa e penitenziale, nel servizio dei lebbrosi, dei poveri, delle minoranze emarginate.
Francesco, laico e credente strenuo e felice, tutto nel rifiuto d’ogni crociata e d’ogni violenza, e nella parabola del lupo di Gubbio: sempre dalla parte di Abele. Ma per salvare anche Caino.

Nazareno Fabbretti, San Francesco uomo libero e laico, IL SECOLO XIX, Genova, 1 ottobre 1982.

San Francesco e le ragioni del lupo

Sassetta, San Francesco e il lupo di Gubbio, Londra, National Gallery.

Francesco ebbe ben presente che nel mondo appena creato, vegetariano ed armonico, voluto da Dio con un atto d’amore, dove anche le belve mangiavano erbe verdi (Genesi,1,30), i progenitori, con il loro peccato, avessero prodotto uno sconvolgimento profondissimo, introducendo con il loro peccato anche la violenza e la morte. Cristo, per non perdere le sue creature, scese in terra portando un messaggio di amore e di pace e, con il sacrificio di se stesso, ridiede all’umanità la speranza del paradiso.Francesco e Chiara con i primi compagni e compagne … decisero di applicare radicalmente il Vangelo e si proposero di seguire le orme del Redentore, di Maria, dei primi discepoli. Donarono la loro vita al servizio degli altri per ricordare ai cristiani dimentichi il precetto: «Ama il prossimo tuo come te stesso» (Matteo 22,36-409), esortandoli alla pace e ad una totale rigenerazione.
Per amare bisogna innanzitutto mettersi dalla parte degli altri. Francesco nel suo Testamento, quando ricapitolò in poche e dense frasi la sua vita, vide nell’incontro con i lebbrosi il momento decisivo del cambiamento: fu quando riuscì a immedesimarsi nel loro sconforto ed abbrutimento, quando riuscì a scorgere dietro gli stracci e il fetore di quegli infelici la loro umanità disperata: erano suoi fratelli, fratelli di Cristo, figli tutti di Dio. Scrisse allora: «Il Signore dette a me, frate Francesco, di incominciare a fare penitenza così: quando ero nei peccati, mi sembrava cosa troppo amara vedere i lebbrosi; e il Signore stesso mi condusse tra loro e usai con essi misericordia. E allontanandomi da essi, ciò che mi sembrava amaro mi fu cambiato in dolcezza di anima e di corpo. E poi, stetti un poco, e uscii dal mondo».«Cominciare a fare penitenza» implicò per il futuro santo la scoperta di una fratellanza con tutti gli uomini, perché tutti figli di Dio, anche con quelli, come i lebbrosi, che il mondo ignorava e non riteneva degni di compassione, non facendosi carico in alcun modo del loro dolore. Di conseguenza, a questi poveri malati si schiudeva la possibilità di tornare a fare parte del consorzio umano.
«Usare misericordia» con i lebbrosi fu dunque per Francesco il momento definitivo e capitale della conversione: significò non agire più secondo rapporti di forza, di prestigio e di ricchezza, ma secondo sentimenti di solidarietà e compassione. Francesco era consapevole che il peccato di Adamo ed Eva era ricaduto sui loro discendenti, di generazione in generazione, fino a giungere a lui stesso – anche se la croce di Cristo offrì agli uomini la possibilità di una loro redenzione -, ma era consapevole che tale trasgressione avesse turbato non soltanto l’uomo ma l’intero creato, mutando gli animali da pacifici ad aggressivi e carnivori. Lo sguardo compassionevole di Francesco si posa perciò anche sugli animali feroci, di cui intende le ragioni. Nel famoso Fioretto del lupo di Gubbio, Francesco propone “un patto di pace”, ma riesce a mettersi dalla parte del lupo, nel momento in cui fa concludere un accordo fra la temibile bestia, che tuttavia viene apostrofata con affetto solidale come «Frate lupo», e gli abitanti della città: «Frate lupo, poiché ti piace di fare e tenere questa pace, io ti prometto ch’io ti farò dare le spese continuamente, mentre tu viverai, dagli uomini di questa terra, sicché tu non patirai più fame; imperò che io so bene che per fame tu hai fatto ogni male».
Guardiamo l’incantevole dipinto di Stefano di Giovanni di Consolo da Cortona detto il Sassetta, San Francesco e il lupo di Gubbio (1437-44), conservato alla National Gallery di Londra. Donne e fanciulle che hanno paura si affacciano dall’alto delle mura merlate e osservano quello che sta succedendo al di là della porta. I frati e i cittadini più autorevoli sono vicino a Francesco e assistono sbalorditi al miracolo. Il santo ha preso la zampa del lupo e gliela stringe, come fosse una mano, in un patto preciso. A scanso di incomprensioni, un notaio sta mettendo per iscritto i termini dell’accordo, del santo e della bestia, che dunque gli abitanti di Gubbio dovranno rispettare, come fosse uno di loro, nelle richieste e nei diritti. Nel cielo chiarissimo un drappelletto di uccelli disegna una curva leggera, che fa piacere guardare: il dramma è superato, tutto sta volgendo al meglio. Quelle membra mozzate che si intravedono, lontano, sul prato verde, appartengono al passato.

Chiara Frugoni, “San Francesco e le ragioni del lupo”, Europa Quotidiano, 23 maggio 2012.

pdf San Francesco e le ragioni del Lupo

Iain Walker, St. Francis and the Wolf of Gubbio, ArtWatch UK online

The Pilgrimage of the Wolf

San Francesco e il lupo di Gubbio
Monumento a Rubén Darío. Managua. Nicaragua

The statue of Darío caught my eye (as a long-time fan of all things Franciscan) because adorning its pedestal was a sculptural relief and quotation from one of Darío’s poems, Los motivos del Lobo. Darío’s poem offers a new conclusion to the legend of St. Francis and the Wolf of Gubbio once made popular by the early fourteenth-century work, The Little Flowers of St. Francis (I Fioretti). In the Fioretti, Francis intervenes on behalf of the people of Gubbio who find themselves tormented by a ravenuos wolf. The great saint negotiates a miraculous peace treaty with the wolf that lasts until the animal’s death.Writing from Paris in December of 1913, Darío imagines a new ending to the story. Like Dante’s sequel to Homer’s Odyssey in Inferno XXVI, Darío seems to find the traditional conclusion of the story to be implausible based upon his understanding of the motivations of the principle characters. In Darío’s version, the wolf returns to his predatory ways and terrorizes the local inhabitans as he did before Francis had intervened. When Francis returns, he goes to Brother Wolf and upbraids him for his recidivism. Brother Wolf counters by preaching jeremiad against the hypocrisy and cruelty of sinful men. According to him, it was his human neighbors who failed to honor the bargain. Francis departs in sadness, praying the “Our Father” in a tragic catharsis.

Weston L. Kennison, “The Pilgrimage of the Wolf: St. Francis as Peacemaker in Gubbio and Nicaragua”, in The World of St. Francis of Assisi, Essays in Honor of William R. Cook, Edited by Bradley R. Franco & Beth A. Mulvaney, BRILL, Leiden/Boston, 2015.

Pax, hermano lobo

El lobo tendió la pata al hermano / de Asís, que a su vez le alargó la mano.
Fueron a la aldea. La gente veía / y lo que miraba casi no creía.
Tras el religioso iba el lobo fiero, / y, baja la testa, quieto le seguía
como un can de casa, o como un cordero.

Da Los Motivos del lobo di Rubén Darío

Los motivos del Lobo
de Rubén Darío

Los motivos del Lobo de Rubén Darío
Sellos Postales, España, octubre 2014

pdf RUBÉN DARÍO  “LOS MOTIVOS DEL LOBO”. biblioteca virtual universal

El Lobo y el Santo


El Lobo y el Santo
. Ópera de Mario Rocha
basada en el poema Los motivos del lobo de Rubén Darío

Paz, hermano lobo: el clamor lirico por la Madre Tierra

El Lobo y el Santo. Teatro Nacional Rubén Darío, Managua.

El lobo representa a la Naturaleza, y dependiendo del trabajo que él reciba, así será su respuesta con los seres humanos. Recordemos que muchos de los desastres naturales son provocados por nosotros mismos (sequías, calentamiento global, inundaciones, deslaves, derrumbes, contaminación). Ese es el lobo respondiendo a nuestro ataque. Sin embargo, cuando lo tratemos bien (al lobo), tendremos tierras fértiles, abundantes cosechas, buen invierno, clima agradable. De nosotros dependerá el que vivamos mejor o continuemos afectando nuestro hábitat, hasta provocar nuestra propia extinción. Mario Rocha.

www.el19digital.com/articulos/ver/titulo:57499-paz-hermano-lobo-el-clamor-lirico-por-la-madre-tierra

Canto alla natura

Come sancto Francesco convertì il ferocissimo lupo d’Agobbio.
I Fioretti di sancto Francesco illustrati da Attilio Razzolini, Firenze, 1908.
Esemplare appartenuto alla Regina Elena di Savoia. Collezione privata.

Il corridoio, alitato dal gelo degli antri, si veste tutto della leggenda Francescana. Il santo appare come l’ombra di Cristo, rassegnata, nata in terra d’umanesimo, che accetta il suo destino nella solitudine. La sua rinuncia è semplice e dolce:
dalla sua solitudine intona il canto alla natura con fede: Frate Sole, Suor Acqua, Frate Lupo.

Dino Campana, Canti Orfici, La Verna, Marradi, 1914. Wikisource.

Portinari’s “Wolf”

Cândido Portinari, San Francesco e il lupo di Gubbio
Chiesa di San Francesco d’Assisi, progettata da Oscar Niemeyer
Lagoa da Pampulha, Belo Horizonte, Minas Gerais, Brasile

…..… the most arresting image on the Pampulha façade is that of St. Francis and the Wolf of Gubbio. The wolf appears simultaneously capable of great ferocity and yet also loveable and in need of help. Its eyes are big and soulful in its appeal to the observer, as if to remind Brazilians of their social and religious obligation to help the less fortunate and the dire social consequences that potentially arise from a failure to do so. ……..Although the Wolf of Gubbio is not represented in the Upper Church at Assisi, elements basic to this story are nonetheless present in the themes of the fresco cycle there. St. Francis’s care and concern for all the creation, not just humanity, his ability to communicate with animals, his and his friars’ involvement in the promotion of peace through successful conflict resolution, and his awareness of the need for human agency and the exercise of charity in order to facilitate the design of divine providence are the kernels that form the later story of the Wolf of Gubbio. The frescoes of the life of St. Francis in the Basilica at Assisi situate his legacy and that of the Franciscans within the context of both Old and New Testaments and the political, religious, and economic context of thirteenth-century Italy. Clearly informed by lessons learned from the life of St. Francis at Assisi and the decoration of the Basilica at Assisi, the tiled façade of the Igreja da Pampulha including the Wolf of Gubbio at its center is yet more immediate and direct in its message, not just to believers, but also to a simultaneously secular and yet deeply spiritual society. This church, too, mirrors the contexts in which it was built, from its construction with Brazilian media designed by Brazilian artists and intellectuals, the simplicity and accessibility of its iconography, its reflection on its own natural and man-made environments, and the religious, political, and economic realities surrounding its genesis in the mid-twentieth century.

Mary R. McHugh, ”The Wolf of Gubbio in Context: The Igreja da Pampulha, Brazil”, in The World of St. Francis of Assisi, Essays in Honor of William R. Cook, Edited by Bradley R. Franco & Beth A. Mulvaney, BRILL, Leiden/Boston, 2015.

Sind wir der Wolf von Gubbio

Bruder Laurentius Englisch, ofm., Franziskus und der Wolf von Gubbio.
Franziskanerkloster in Vossenack, Deutschland.

Sind wir der Wolf von Gubbio
Ohne Zweifel
-sine dubio-
sind wir der Wolf von Gubbio.
Wilhelm Willms
citypastoral-bonn.de 2008
Senza dubbio
– sine dubio –
il lupo di Gubbio siamo noi.

Charles Ricketts, St Francis and the wolf of Gubbio. British Museum, London.
Royal Academy of Arts, Winter Exhibition 1933.
http://www.britishmuseum.org/research/collection_online/collection_object_details.aspx?objectId=737439&partId=1&searchText=St+Francis+and+the+wolf+of+Gubbio&page=1

¿Lobos o humanos?

Antonio Maria Rossi, San Francesco e il lupo.
Gubbio, Chiesa di San Francesco della Pace.
Veronica blog

El lobo de Gubbio, de ‘Las florecillas’ de San Francisco, es una lección de paz. Era un lobo que mató mujeres y hombres y sembró el terror en la ciudad. Francisco salió a buscarlo, lo saludó con la cruz y sin dejarse intimidar le habló con comprensión y firmeza: “Hermano Lobo, mereces como castigo la muerte por asesino, pero he venido por la paz, para que dejes de hacer mal a los habitantes de Gubbio, y para que ellos dejen de perseguirte”. El lobo movió la cola en aceptación, y Francisco le dijo: “Como aceptas la paz, te prometo que la ciudad va a asegurarte comida, porque sé que el hambre es lo que te ha llevado a atacarlos. Tú a cambio prométeme respetar en adelante a la gente y a sus animales”. Y el lobo movió la cabeza afirmando que aceptaba.
Michel Sauquet trae el relato en su libro ‘Le Passe Murailles’, en el que muestra la pasión de Francisco por el ser humano que supera todos los obstáculos, y nota que posiblemente el lobo de Gubbio fue hombre que sembraba terror.
Francisco vio que el individuo atacaba por hambre. Que la injusticia provocaba su comportamiento. Convenció previamente a la comunidad de Gubbio de que se comprometiera a alimentarlo. Ofreció la comida al bandido y se puso de garante para que no lo asesinaran por venganza.
Pero la gente de Gubbio, víctima de los crímenes, no confiaba. Pensaron que ‘el lobo’ mataría al ingenuo de Francisco. No creían que la bestia pudiera cambiar. Y Francisco cambió al agresor. Lo hizo hermano. Y cambió a las gentes de Gubbio, que, como cuentan las ‘Florecillas’, recibieron al ‘lobo’, lo alimentaron en las familias, llegaron a quererlo como amigo y lo lloraron el día de su muerte.
El ejemplo es elocuente para todos nosotros, ahogados en el temor y la desconfianza, metidos en la encrucijada de profundizar la violencia o salir al encuentro humano, atrapados en la guerra del alma.

Francisco de Roux SJ, Revista SIC – Centro Gumilla, Caracas, Venezuela, Julio 20, 2016.

How to tame the wolf?

There is much to be lerned from the story of St. Francis and the wolf of Gubbio as well as Romano Guardini’s recognition that the fiercest wolf is often the one within. Much to be lerned for our own lives, for recognizing what is at work in the lives and actions of others and even regarding what is at work, writ large, in our world today. St. Francis, tamer of wolves, pray for us!
St. Francis and the wolf of Gubbio, by Fr. Michael Cummins. Diocese of Knoxville Tennessee, 2015.

Giovanni da Nola, S. Francesco e il lupo di Gubbio. Basilica di S. Lorenzo Maggiore, Napoli.

CUSTODIRE IL CREATO

Carta di Gubbio 1982

Un forte richiamo affinché sia stabilito un corretto rapporto tra uomo e ambiente naturale è stato rivolto dal Papa ieri, domenica 3 ottobre, nel corso dell’incontro con le decine di migliaia di fedeli presenti in piazza San Pietro per l’Angelus Domini.Guidata la recita dell’Angelus ed impartita la Benedizione Apostolica, Giovanni Paolo II, ricordando l’approssimarsi della festa di San Francesco, ha pronunciato le seguenti parole:

Domani ricorre la festa di San Francesco, e con tale data si conclude l’ottavo Centenario della sua nascita. Nella luce della straordinaria testimonianza di amore a Dio ed a tutte le sue creature, offerta da San Francesco, mi è caro rivolgere uno speciale saluto a quanti hanno partecipato nei giorni scorsi al Seminario «Terra Mater» svoltosi in Gubbio.
Si è giustamente sottolineato che il futuro dell’umanità e del pianeta Terra è in pericolo per il deteriorarsi del rapporto uomo-ambiente, oltre che dei rapporti tra uomini, classi e Nazioni. È necessario ed urgente che, sull’esempio del Poverello, ci si decida ad abbandonare forme sconsiderate di dominio…nei confronti di tutte le creature. Abituandosi ad amare e rispettare le creature inferiori, l’uomo imparerà anche ad essere più umano con i suoi eguali.
Sono lieto, pertanto, di incoraggiare e di benedire quanti si adoperano per far sì che gli animali, le piante, i minerali vengano considerati e trattati, francescanamente, come «fratelli e sorelle».

Giovanni Paolo II, Dal corretto rapporto con la natura la speranza di una migliore convivenza tra gli uomini, L’Osservatore Romano, Città del Vaticano, 4-5 ottobre 1982.

Francesco Villamena, San Francesco e il lupo di Gubbio
S. Francisci Historia, Roma, 1594.

Nous avons sous les yeux trois documents qui émainent de la même source, Le Séminaire international «Terra Mater», dont les titres sont les suivants: Le document de Gubbio (1982); Gubbio 1987, Vers le troisième millénaire; Gubbio 1991, L’éthique dans les stratégies globales de l’environnement.
En raison du contenu de ces documents; de la compétence des personnalités qui ont collaboré à leur rédaction, ainsi que de leur grande qualité du point de vue scientifique et éthique, nous n’hésitons pas à les considérer dans leur ensemble comme une véritable charte pour notre environnement terrestre, que nous appellerons «Terra Mater», la Charte de Gubbio, Une Charte pour la Terre.
Gubbio 1982
La créativité écologique à l’école de S. François d’Assise
Un appel prophétique
La trilogie «Paix, Justice, Gérance de la création»
Gubbio 1987
Quel progrès?
Pour une nouvelle éthique globale
Gubbio 1991
La responsabilité de l’homme et le droit de toutes les créatures
Une stratégie globale pour la promotion de l’environnement
Une éducation nouvelle
Conclusion: pour une éthique, une théologie et une spiritualité de la création

René Coste, «Terra Mater», la Charte de Gubbio, Une Charte pour la Terre. “Esprit & Vie” (N° 11. – 14 Mars 1996).

Geurt Brinkgreve, Sint Franciscus met de wolf Gubbio.
Wat liefde vermag. What love can do. Hartebrugkerk, Leiden.

Lo spirito profetico della Carta di Gubbio 1982 – elaborata da francescani e ambientalisti nel nome del santo Patrono degli ecologi, nell’ambito del Seminario “Terra Mater” – si è manifestato in pieno nel solenne invito rivolto da papa Francesco, nei primi giorni del suo pontificato, a tutti coloro che occupano ruoli di responsabilità in ambito economico, politico o sociale, a tutti gli uomini e le donne di buona volontà a essere «custodi» della creazione.

Nello storico documento si affermava, infatti, la necessità di sostituire l’attuale orientamento di dominio-sfruttamento da parte dell’uomo…(orientamento che, finora, ha caratterizzato il rapporto uomo-natura e uomo-uomo) con un atteggiamento di partecipazione-custodia, di rispetto e di fratellanza di tutte le creature.

Nel momento in cui la sopravvivenza umana è messa a repentaglio, una svolta concreta nel rapporto tra l’uomo e la natura può essere attuata e indicata al mondo, con la rigorosa tutela dei luoghi in cui il Poverello, per la prima volta, fece echeggiare le lodi al Creatore di tutte le cose.

José Camarón y Bononat, La conversión del lobo de Gubbio por San Francisco de Asís.
Museo del Prado.
Depositado en la Basilica de San Francisco el Grande, Madrid.
Wikimedia Commons.


Nuovi briganti per San Francesco?
Alfredo Venturi, La Stampa, Torino, 5 Ottobre 1983

Immagini
Photostudio Gubbio

A cura di Franco Raffi